Novità editoriale 2013

Sarà prossimamente disponibile nelle librerie e presso il Museo Ferroviario di Campo Marzio la nuova opera di Roberto Carollo, questa volta dedicata alla storia e allo sviluppo del nodo ferroviario di Villa Opicina. Si allega qui di seguito una breve descrizione sul suo contenuto.
Si segnala, inoltre, che il volume verrà presentato al pubblico in data 30 novembre 2013, sabato, alle ore 10, presso il Museo Ferroviario di Campo Marzio e non, come previsto in precedenza, in data 23 novembre 2013..
MUSEO FERROVIARIO TRIESTE CAMPO  MARZIO 

Roberto  Carollo 

 “OPICINA  E  LA  FERROVIA”

Non c'è ferroviere in Italia e, probabilmente, anche in Europa che non conosca o non abbia mai sentito nominare la stazione internazionale di Villa Opicina. Come pure non c'è mappa ferroviaria che non evidenzi questo importante punto di connessione tra la rete italiana e quella slovena.  

Villa Opicina è infatti il valico più orientale delle ferrovie italiane, in quella successione di stazioni di confine che dall'estremo ovest di Ventimiglia  lungo lo sviluppo delle Alpi giunge fino a ridosso di Trieste, comprendendo importantissimi impianti di interscambio ferroviario internazionale quali Modane, Domodossola, Luino, Chiasso, Brennero e Tarvisio[1]. Non va dimenticato, inoltre, come il valico di Opicina  costituisca uno dei due accessi ferroviari di Trieste: più precisamente quello “alto” orientale, in abbinamento a quello “basso” occidentale di Monfalcone, confluenti entrambi nel stazione “triangolo” di Bivio d’Aurisina. La saldatura alla rete confinante, un tempo jugoslava ed oggi slovena, individua Villa Opicina nel ruolo essenziale di via di transito della direttrice Italia – Europa dell'Est, con il contributo del valico di Nova Gorica, e in tale ruolo è compreso pure l’utilizzo come potenziale supporto ai traffici portuali di Trieste.  Eppure storicamente non fu questo il ruolo assegnato in origine a Villa Opicina. La sua funzione attuale è piuttosto una conseguenza delle vicende storiche che hanno coinvolto le nostre terre al confine orientale, profondamente segnate da due guerre mondiali che non potevano non sconvolgere anche l'assetto delle vie di comunicazione e delle loro funzioni.

Sorta, infatti, in epoca asburgica come semplice fermata, Villa Opicina si trasformò in un nodo ferroviario con due diverse stazioni e relativi scali merci su altrettante distinte linee, costituendone il punto di intersezione e di raccordo. Tali linee, afferenti entrambe a quel fondamentale emporio dell'Impero d’Austria rappresentato dal porto di Trieste, erano la “Südbahn o Meridionale” e la “Wocheinerbahn o Transalpina” con un esercizio separato e concorrenziale, in gestione, rispettivamente, privata e di stato. Dopo il 1918 il nodo di Villa Opicina, passato alla gestione italiana delle FS, convertì il suo ruolo costituendo un impianto unico, pur con due distinte stazioni e rispettive linee afferenti al nuovo confine con il Regno di Jugoslavia.  A Villa Opicina confluirono i traffici destinati o provenienti dai rispettivi valichi di Postumia (oggi Postojna) sulla Meridionale e di Piedicolle (oggi Podbrdo) sulla Transalpina. Con l'arretramento dei confini dopo il secondo conflitto, Villa Opicina assunse essa stessa la funzione di duplice stazione di frontiera con la repubblica jugoslava. 

L'irrazionalità sul piano funzionale ed economico dell'assetto "sdoppiato" dell'impianto, portarono ad un processo di unificazione delle due stazioni realizzato a cavallo tra gli anni '50 e '60, trasformando così Villa Opicina nella configurazione stabilizzatasi nell'ultimo mezzo secolo e che oggi conosciamo.

Ma non solo l'assetto infrastrutturale si è evoluto nel tempo. Anche la denominazione delle relative stazioni fu oggetto di progressive modifiche, in modo un po' curioso.

L’unificazione, completatasi funzionalmente nel 1964, rappresentò il punto di arrivo di un lungo processo storico durato cento anni esatti dall’istituzione di quella piccola semplice fermata.

Oggi, dopo 50 anni di stabilità, l’assetto del nodo di Opicina è di nuovo in discussione, a causa dell’evolversi (o meglio sarebbe forse dire dell’involversi) della politica dei trasporti su rotaia.

In attesa di conoscere i nuovi sviluppi futuri che lo coinvolgeranno può risultare perciò interessante ripercorrere con maggior dettaglio le tappe che hanno segnato il nodo ferroviario di Opicina dalle origini all'assetto degli anni ’60 giunto fino a noi, nonché una carrellata su quanto circolato su rotaia, ma per questo dobbiamo necessariamente far ricorso a qualche richiamo storico ripercorrendo un cammino lungo un secolo e mezzo.

 [1] A cui si aggiungono i valichi secondari di Limone Piemonte/Olivetta S.M. , S. Candido e Nova Gorica per un totale di 11 stazioni di valico.

Ricordando un caro amico

A un anno dalla scomparsa del nostro caro amico Heinrich Güllich, vogliamo ricordarLo per l’arricchimento umano e culturale che ha saputo infondere in ciascuno di noi che l’abbiamo conosciuto, aprendo e condividendo le Sue conoscenze per favorire la crescita del nostro Museo e di Ferstoria, ed esso collegata, favorendo i contatti con l’Europa e, in particolare, con le consorelle associazioni della vicina Austria.
La morte non ci ha portato via completamente il nostro amico, rimarrà sempre il suo ricordo.
FG

Galleria fotografica in ricordo di Heinrich Güllich

Per gli anni precedenti vedere:

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